Timida ripresa per l’occupazione in Alto Friuli
L’andamento
del Mercato del Lavoro in Alto Friuli lancia un timido segnale di
ripresa nel primo trimestre del 2014: in questo arco temporale,
infatti, si registrano più assunzioni che cessazioni nei
rapporti di lavoro (le prime superano le seconde di ben 502
unità).
Il
dato di per sé potrebbe essere piuttosto neutro, ma se lo si
confronta con l’ultimo trimestre del 2013 esso acquisisce forza: in
quel periodo, infatti, erano state le cessazioni ad avere la meglio
sulle assunzioni, e il divario era di ben 1.000 unità (4.668
cessazioni contro 3.668 assunzioni).
Nonostante
la crisi globale si faccia risalire all’annualità 2008, in
Alto Friuli gli effetti cominciano a farsi sentire un po’ dopo:
in quell’anno, infatti, le assunzioni superano ancora le
cessazioni, sia in provincia di Udine (+2.049 unità) sia nel
Comprensorio dell’Alto Friuli (+859 assunzioni). L’annus
horribilis arriva nel 2009, quando l’impennata delle cessazioni
fa registrare un divario di ben 3.574 unità rispetto alle
assunzioni a livello provinciale, mentre in sede comprensoriale
escono dal lavoro 665 persone in più rispetto a quante ne
entrano.
Il
divario si restringe notevolmente l’anno seguente, quando la
situazione sembra portarsi verso un livello di normalizzazione
facendo, però, registrare le assunzioni in difetto (le
cessazioni sono +871 in Provincia e +178 in Alto Friuli); lo stesso
ragionamento vale per il 2011, in cui il saldo tra assunzioni e
cessazioni si attesta su scarti assolutamente minimi (a livello
provinciale le cessazioni sono 100 in più rispetto alle
assunzioni e a livello comprensoriale la differenza è di solo
32 unità).
Ecco
che nel 2012 la situazione, invece, precipita nuovamente: i
numeri sono ben peggiori del 2009, con un crollo verticale delle
assunzioni a vantaggio delle cessazioni: in Provincia perdono il
lavoro 88.298 persone e lo trovano 84.329, quindi escono dal mercato
del lavoro quasi 4.000 persone, mentre a livello comprensoriale le
cessazioni sono 18.114 mentre le assunzioni sono 17.148, quindi lo
scarto è di 966 unità che forzatamente escono dal
circuito produttivo.
Nel
2013 a livello provinciale la situazione è più
mordente, con un saldo tra assunzioni e cessazioni di 4.648 unità
a favore di queste ultime, mentre l’Alto Friuli restringe di poco
il gap, passando da 966 a 867 – sempre, però, in favore delle
cessazioni.
Il
primo trimestre del 2014 registra, come detto in apertura, una netta
inversione di tendenza: l’Alto Friuli assume più di
quanto licenzi (+502) e così pure la Provincia, che impenna
fino a toccare quota +3.744.
Va
comunque constatato che, dal 2008 ad oggi, a livello provinciale si
sono persi in tutto circa 7.400 posti di lavoro, mentre in Alto
Friuli il passivo è stato di circa 1.350. Un accenno
particolare meritano gli ingressi e le uscite suddivisi per genere:
contrariamente a quanto si può pensare, infatti, uomini e
donne entrano ed escono dal mercato del lavoro in percentuali quasi
eque; ciò potrebbe significare una sostanziale “parità
di genere” in Alto Friuli che si ritrova anche a livello
provinciale, segno di una trasversalità delle dinamiche in
oggetto.
Infine,
una valutazione sulle tipologie di contratti somministrati: su un
andamento quinquennale, i contratti a tempo determinato superano,
sempre, quelli a tempo indeterminato con una proporzione, in media,
di uno a sei. I contratti a tempo determinato (co.co.pro.,
co.co.co., tirocini, lavori occasionali ecc.) sfiorano il 90%,
e un’annualità sola – il 2011 – sfora questo tetto,
attestandosi al 91,2%. Anche le cessazioni seguono questo andamento:
i contratti che si interrompono maggiormente, sempre negli ultimi
quattro anni, sono quelli determinati, ma in ogni caso anche il
settore degli indeterminati soffre la crisi ed è vittima dei
licenziamenti. Unica nota “positiva” è che l’andamento
è decrescente: nel 2010 gli indeterminati che hanno finito
il rapporto di lavoro sono stati 4.177, l’anno successivo 3.806;
nel 2012 si sono contate 3.454 uscite dal mercato del lavoro e nel
2013 la soglia si è ulteriormente abbassata a 3.306. Rimane
sempre la doppia considerazione che, se da un lato le cessazioni
risultano sempre maggiori rispetto alle assunzioni nei tempi
indeterminati, nel settore dei determinati sono sempre gli ingressi a
superare le uscite.
La
Cisl Alto Friuli auspica, quindi, che il trend del 2014 possa
garantire la ripresa economica così a lungo attesa, in
modo da assicurare lavoro ai giovani e dignità sociale a
quanti, troppi, sono stati vittime della crisi.