Dissesto idrogeologico, convegno a Tolmezzo
Una filosofia, quella della Regione per la
prevenzione dei rischi di carattere idrogeologico, che a
conclusione del convegno di Tolmezzo su "Il dissesto
idrogeologico in Friuli Venezia Giulia conoscenza e prevenzione
efficace", è stata ribadita del consigliere regionale, Luigi
Cacitti, intervenuto a trarre le conclusioni, e che ha ricordato
che è stato calcolato il costo del dissesto.
Per ogni euro non speso in fase di prevenzione, ha detto, se ne
dovranno spendere poi almeno 5 nella fase dell’emergenza da
calamità .
Le assise di Tolmezzo sono state l’occasione per la presentazione
del nuovo Sistema informativo Difesa del Suolo (SISD), illustrato
da Fabio Di Bernardo, della Protezione civile.
Si tratta di uno strumento informatico che raccoglierà i dati
sulla situazione del territorio provenienti da vari enti e
soggetti, sintetizzandone i contenuti per poi inserirli nel
catasto o archivio delle frane del Friuli Venezia Giulia, che
farà parte integrante del sistema.
Al SISD, che sarà aggiornato costantemente, parteciperanno vari
soggetti: la Protezione civile, che è depositaria dell’archivio,
i Servizi geologico e dell’Idraulica della direzione centrale
Ambiente e Lavori Pubblici, e la direzione centrale delle Risorse
Agricole, Naturali e Forestali.
Nel corso dei lavori odierni sono intervenuti: Mario Ravalico,
sul ruolo del servizio geologico della Regione nella gestione dei
dissesti idrogeologici; Paolo Paronuzzi, dell’Università di
Udine, sulla reinterpretazione della frana del Vajont a 50 anni
dal disastro; Federico Agliardi, dell’Università Bicocca di
Milano, sulla pericolosità e rischio per caduta di massi e in
particolare sul progetto Interreg MASSMOVE; Franco Cucchi,
dell’Università di Trieste, sulla pericolosità e rischio da
colate detritiche; Marco Borga, dell’Università di Padova, su
pericolosità e rischio per frane superficiali; e Riccardo
Ramella, dell’Istituto nazionale di oceanografica e di geofisica
sperimentale di Trieste, sul monitoraggio delle frane.
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Difesa del suolo significa prevenzione delle
calamità sul territorio. Questo il significato dell’azione che la
Regione intende svolgere nel contesto della protezione
dell’ambiente, che potrà essere attuata con efficacia
coinvolgendo il sistema delle imprese.
Questa la strategia della Regione in materia, indicata
dall’assessore regionale all’Ambiente e Lavori Pubblici, a
margine del convegno "Il dissesto idrogeologico in Friuli Venezia
Giulia: conoscenza e prevenzione efficace", svoltosi a Tolmezzo,
nella sede della Comunità montana della Carnia.
La difesa del suolo, secondo l’assessore De Anna, si integra
infatti con un disegno di legge che fa parte della cosiddetta
‘legge di manutenzione’ per il riordino del sistema legislativo
regionale del Friuli Venezia Giulia, e che conterrà il nuovo
PRAE, il Piano Regionale Attività Estrattive. Quello attualmente
in vigore è datato 1986.
Nel Friuli Venezia Giulia la competenza sul demanio idrico,
dunque relativamente ai corsi d’acqua fluviali, è stata
trasferita dallo Stato alla Regione. I fiumi esistenti sul
territorio regionale, nella parte alta del loro corso sono di
carattere torrentizio: in occasione di episodi di forte piovositÃ
le loro acque trasportano materiale sassoso e ghiaioso, che si
deposita nell’alveo sollevando il livello del fondale rispetto al
territorio circostante.
Ciò nel tempo provoca e ha provocato il rischio di gravi
esondazioni, sulle quali, secondo De Anna, occorre distinguere
tra quelle caratterizzate da tempi di ritorno annuali (cioè che
si ripetono ogni anno) e quelle cosiddette ‘secolari’, quali sono
state quelle che hanno interessato il fiume Tagliamento negli
anni ’60.
Ma come ritiene la Regione di risolvere il problema causato del
progressivo inghiaiamento dei corsi d’acqua per ridurre i rischi
alluvionali?
Secondo l’assessore, attraverso la creazione di un sistema
sinergico tra la pubblica amministrazione e i privati: le imprese
dei cavatori dovranno provvedere alla rimozione del materiale in
eccesso negli alvei. I costi relativi saranno parzialmente
compensati dalla vendita degli stessi.
Questa modalità innovativa di prevenzione dei rischi di carattere
idrogeologico sarà prevista dal nuovo PRAE.
La filosofia che orienterà la formulazione del nuovo Piano
prevederà dunque un numero più limitato delle cosiddette ‘cave di
prestito’, dalle quali prelevare le ghiaie per la realizzazione
delle grandi opere. Faranno eccezione le cave per il prelievo di
materiali particolari, per l’edilizia e per la pietra
ornamentale.
Sarà anche autorizzato un maggior utilizzo del materiale fluviale
o torrentizio, prevedendo nel contempo adeguati piani di difesa
spondale sugli alvei interessati dal prelievo.
