Licenziamenti Comune Paularo, i sindacati chiedono la revoca
«Il Comune di
Paularo deve completamente rivedere la sua decisione e revocare i
licenziamenti. Se non sarà così agiremo in ogni sede e
con ogni strumento, sindacale e giuridico, a tutela dei tre
lavoratori che sono stati illegittimamente licenziati». È
quanto chiedono le segreterie regionali di Fp-Cgil, Uil-Fpl, Ugl, Csa
e Cisal-enti locali in vista dell’incontro di martedì 21
settembre tra i sindacati e l’amministrazione comunale di Paularo.
Le richieste e le ragioni
dei cinque sindacati di categoria sono state illustrate oggi nel
corso di una conferenza stampa tenutasi a Udine, nella sede della
Cgil provinciale. «Il Comune – ha dichiarato Mafalda
Ferletti, segretaria regionale Fp-Cgil – vuole di fatto bypassare
l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, che vieta il
licenziamento senza giusta causa. Alla base dei licenziamenti,
infatti, ci sono motivazioni di merito fumose e pretestuose. Sul
piano del metodo, inoltre, è evidente l’intenzione
dell’amministrazione di sottrarsi a qualsiasi confronto col
sindacato, sia sull’opportunità dei licenziamenti sia sui
criteri di scelta delle figure da tagliare».
No ai licenziamenti,
dunque, che il sindacato considera del tutto ingiustificati: «La
scelta di licenziare – ha aggiunto Ferletti – è del tutto
sproporzionata rispetto ai rilievi che sono stati mossi dalla Corte
dei Conti. Soprattutto in un ente dove la spesa per il personale
rappresenta appena il 20% del bilancio, contro quel 38% che viene
indicato come soglia per i Comuni virtuosi. Dopo le correzioni alla
pianta organica fatte nel 2008, tra l’altro, nel 2009 lo sforamento
della spesa sul personale è stato di soli 9.000 euro, mentre
il Comune di Paularo, con i tre licenziamenti, ne taglia 75.000».
Ma la scelta
dell’amministrazione, secondo i sindacati, non si giustifica
neppure sul piano economico: «Ai tre dipendenti in mobilità
– ha ricordato Ferletti – l’amministrazione dovrà
garantire per due anni l’80% dello stipendio, con un costo di circa
60.000 euro all’anno, cui non corrisponderà alcun servizio
per la comunità». Tra le altre contraddizione denunciate
dalle sigle sindacali anche la scelta, poi revocata, di assumere un
nuovo dipendente di categoria D, che avrebbe ricoperto mansioni di
tipo dirigenziale.
Sulla stessa linea le
prese di posizione di Fabio Goruppi (Ugl), Luciano Bressan (Uil-Fpl)
e Sergio Zucca (Csa), preoccupati per gli sviluppi di quello che sta
diventando un caso nazionale. Ma un altro caso simile, come ha
rilevato il segretario regionale della Cisal Beppino Fabris, si stava
verificando anche a Codroipo, dove solo l’immediata reazione del
sindacato ha impedito il licenziamento di una dipendente 40enne e
madre di due figli.
