Doping, informare per sconfiggere il fenomeno
Una ragazza mette sulle spalle del ragazzo che ha appena vinto la gara la giacca della tuta. Abbracciandolo. Un gesto affettuoso ma che ha un significato molto particolare: sì perché Alberto, nella rappresentazione fatta davanti ai compagni durante il convegno “Il doping? Mi offende”, vestiva i panni dell’atleta che ha assunto sostanze proibite per vincere. E quell’abbraccio significava: “non sei solo”, siamo insieme nella lotta contro il doping. È stato uno dei momenti più avvincenti dell’iniziativa realizzata all’istituto D’Aronco di Gemona dalla Provincia in collaborazione con il Consiglio provinciale della Federazione italiana di atletica leggera (Fidal), con il Comitato Fair Play e il Comitato Euretica. Obiettivo del convegno, alla quale hanno preso parte gli studenti degli istituti D’Aronco, Magrini e Marchetti di Gemona, quello di approfondire il tema del doping, ovvero dell’abuso di sostanze vietate per migliorare le proprie prestazioni sportive. «Quello del doping – ha spiegato l’assessore provinciale allo sport Mario Virgili, moderatore d’eccezione del dibattito – è un fenomeno che deve essere conosciuto dai giovani. Anche grazie a una corretta informazione, infatti, i ragazzi possono divenire più consapevoli sui rischi che porta l’uso di sostanze proibite. Sostanze – ha proseguito – che più che una dipendenza fisica inducono una rischiosissima dipendenza mentale: posso raggiungere il massimo solo grazie a quell’aiutino. Ma non si tratta di un semplice “aiutino”, ma di veri e propri veleni che causeranno danni irreparabili al fisico». Sulla bontà di iniziative volte alla sensibilizzazione dei ragazzi, l’intervento dell’assessore provinciale all’istruzione Elena Lizzi. «Se voi conosceste qualcuno che usa sostanze dopanti – ha chiesto Lizzi rivolgendosi alla platea – cosa fareste?». Una buonissima risposta, per Lizzi, quella data proprio dai ragazzi con la loro performance teatrale, dove, il compagno che aveva vinto scorrettamente non viene abbandonato o ghettizzato, ma abbracciato. «Attraverso la solidarietà, l’amicizia e la forza del gruppo – ha detto Lizzi – chi cade nel tranello delle vittorie facili, può trovare la strada per risalire la china». Sui rischi e le conseguenze dell’uso del doping, l’intervento di Massimo Baraldo, direttore del Centro per lo studio, l’informazione e la formazione sul doping dell’Università di Udine. «Il doping non è un gioco – ha rilevato Baraldo – bisogna migliorare la conoscenza e la consapevolezza sulle problematiche legate al doping, informando soprattutto insegnanti e studenti. Per combattere il doping ci vuole l’integrazione di tante conoscenze e tante esperienze».
Al convegno hanno preso parte, tra gli altri, Adriano Di Giusto (Presidente Fidal provinciale di Udine), Alessandro Grassi (presidente Comitato Fair Play Friuli Venezia Giulia), Giovanni Pullini (presidente Comitato Fair Play Udine), il col. Giorgio Salomoni (Comandate provinciale dei Carabinieri di Udine), e Giuseppe Stornello (dirigente della Polizia Stradale di Udine).