Al LAB un convegno sul tema Euroregione

Ieri al LAB di Gemona si è tenuto il primo convegno internazionale di studi, L’Euroregione per un progetto di riconciliazione, solidarietà e cooperazione fra i popoli e in considerazione della strategicità politica del Friuli Venezia Giulia, organizzato dalla Casa per l’Europa.

Con la partecipazione dei corsisti provenienti da Croazia, Slovenia, Afghanistan, Cina e Canada, così come dei professori Silvio Moro, Claudio Cressati e Leopoldo Coen, si è approfondito il tema della cooperazione trans-nazionale sia dal punto di vista storico (i primi esempi di sodalizi trans-frontalieri tra enti territoriali sub-nazionali risagono, infatti, a cinquant’anni fa), che da quello della fattiva progettualità dei nuovi GECT (Gruppi europeti di cooperazione territoriale) ratificati grazie alla convenzione di Madrid.

Dopo il benvenuto di cuore da parte del presidente della Casa per l’Europa di Gemona, Silvio Moro, il convegno si è aperto con l’intervento di Leopoldo Coen, dell’Università degli Studi di Udine, focalizzato sulla necessità di questi “super-enti” territoriali per “sanare le ferite della storia” e per promuovere lo sviluppo, non solo locale.
La forza delle 130 euro-regioni censite dalla UE sta proprio nella loro dimensione e nella loro possibilità di mediare più agevolmente, e con protocolli condivisi, in merito a sviluppo sociale ed economico, qualità della vita, ambiente, sicurezza, logistica urbana, sanità, salvaguardia e valorizzazione del patrimonio storico e turistico.
In questo senso – ha sottolineato Coen – le euro-regioni potrebbero essere uno strumento, tutto da approfondire da parte dei governi centrali, per colmare quel deficit di consenso europeista che in un momento di crisi globalizzata sembra essere sempre più diffuso: sia in paesi storicamente euro-scettici (Scandinavia e Gran Bretagna, per esempio), sia in paesi euro-entusiasti come l’Italia.

La  relazione del professor Leopoldo Coen ha ripercorso dal punto di vista storico le tappe che hanno condotto alla convenzione di Madrid, scandite da innumerevoli esempi di cooperazione e solidarietà trans-nazionale sia tra stati membri della UE sia tra stati che, al tempo della Cortina di ferro, appartenevano a blocchi contrapposti. L’euro-regione a cui appartiene il FVG, l’Alpe Adria, per esempio, al momento della sua nascita (1978) vedeva come membri comparti dell’Italia, paese aderente alla NATO, dell’Austria, stato “non allineato”, e della Yugoslavia, appartenete all’ex blocco sovietico.

Il primo intervento dei corsisti è stato quello di Jakov Milicevic che ha parlato della cooperazione fra i paesi affacciati sul mare Adriatico e specificamente dell’Euroregione Adriatica (EA), ente sovra-nazionale, che, con sede a Pola, riunisce territori italiani, sloveni, croati, bosniaci, montenegrini e albanesi, nato al fine di ottimizzare lo sviluppo istituzionale, economico, culturale e sociale, sostenendo più di cento progetti in ambito agricolo-ambientale, energetico, formativo, turistico, di pianificazione territoriale, di politiche sociali e di sviluppo sostenibile.
Fattivo esempio di questo programma di intervento sono i progetti INTERREG III sui quali, più nello specifico, si è soffermato l’intervento di Katja Rihtarec, e in particolare su un progetto di marketing territoriale e di sviluppo turistico che, nel 2007, ha visto coinvolti la città di Koper-Capodistria e la Protezione civile del FVG. Si tratta del TURSUB, nato con l’obiettivo di valorizzare e promuovere l’ambiente marino attraverso la creazione di una rete transfrontaliera di percorsi subacquei. Le azioni sono realizzate in sinergia da tre comuni partner: Capodistria, Caorle e Grado. 

Il terzo intervento dei corsisti è venuto da lontano. Dall’Afghanistan, per essere più precisi. Edress Osmani, si è soffermato sui progetti di cooperazione italiani a Kabul: 370 milioni di euro stanziati dal 2002 ad oggi a supporto della riforma del sistema giudiziario, del settore sanitario e delle infrastrutture: “solo da sane logiche di parternariato, economico e strategico, può sorgere la pace”.

Dalla Cina, Fang Xi (Flavia),Yao Yi Ran (Martina), Hu Yue (Luna) e Li Nian Xi (Maria) hanno presentato la situazione attuale della provincia dello Xinjiang, dove una minoranza etnica di religione musulmana, gli Uiguri, sono stati coinvolti in scontri con la polizia e con la popolazione locale che hanno provocato vittime e feriti. Il governo centrale di Pechino si sta dedicando a risolvere il problema dello Xinjiang e delle sue istanze separatiste obbedendo a tre principi ispiratori: uguaglianza, solidarietà e comune prosperità nazionale. “In Cina credere tutti nelle stesse cose e sostenere la sovranità nazionale rimane la chiave per l’unità, per il successo economico e gli scambi culturali”.

Infine, Julie Lévesque, insegnante di francese proveniente da Quebec, Canada, ha ricordato nel suo intervento, la lunga tradizione di solidarietà e cooperazione del suo paese. È una tradizione che si è tramandata anche, e soprattutto, attraverso il sistema scolastico, perché tutti gli studenti possano “diventare dei cittadini aperti al mondo, sviluppando delle competenze per capire e reagire alla realtà di oggi. Vengono trasmessi la curiosità intellettuale, il senso critico, ma anche i valori di responsabilità, rispetto agli altri, altruismo, ma soprattutto i valori di cooperazione e di solidarietà”.

Cooperazione e la solidarietà sono la risposta giusta alla crisi mondiale, la risposta giusta a quel mondo alla rovescia che ognuno vorrebbe più giusto e certamente più sereno.