GEMONA- Ritorna “I colori del vento”
GEMONA- I colori del vento Appuntamenti culturali e festa degli aquiloni promossi dal volontariato gemonese Si rinnova anche quest’anno la tradizionale festa “I colori del vento” di Gemona. Promossa dal Coordinamento delle Associazioni Culturali e di Volontariato Sociale, l’iniziativa, oltre a dare visibilità ai numerosi gruppi aderenti, vuole proporre momenti di incontro rivolti all’intera comunità per un confronto sulle opportunità che il terzo settore offre sul territorio. Diversi gli appuntamenti in programma. Venerdì 18 maggio alle 20.30 presso il Centro Parrocchiale Salcons si terrà un incontro, organizzato dal gruppo locale di Amnesty International, con Palden Gyatso, monaco buddista tibetano sopravvissuto a 33 anni di orrore, tortura e prigionia nel Tibet occupato dalla Repubblica Popolare Cinese. Domenica 20 maggio si svolgerà la tradizionale “Festa degli Aquiloni” sui prati di sella Sant’Agnese. Alle 11 verrà celebrata la S. Messa animata dai giovani della Forania di Gemona e dal Gruppo Scout AGESCI. La giornata, organizzata in collaborazione con il Borc Taviele, prevede, oltre all’allestimento di chioschi, banchetti delle associazioni e “Bottega degli Aquiloni”, uno spettacolo musicale del gruppo Radio Zastava, un mix di tradizione balcanica, melodie klezmer, celebri arie classiche e pop rivisitate. Alle 14.30 i giovani della Forania di Gemona animeranno giochi per bambini e ragazzi. L’iniziativa proseguirà sabato 26 maggio presso il Centro Socio-culturale di Godo con il seminario “Facciamo il punto” rivolto a tutti i volontari del territorio. All’incontro porterà la sua testimonianza Giovanni Nervo, presidente onorario della Fondazione “Zancan” di Padova e già presidente della Caritas Italiana. Alcuni volontari che hanno partecipato alla V Conferenza del Volontariato svoltasi a Napoli lo scorso aprile presenteranno un breve resoconto della loro esperienza. Nella seconda parte del pomeriggio si svolgeranno i lavori di gruppo sui temi “Volontariato come strumento di cittadinanza attiva”, “Giovani e volontariato”, “Volontariato locale tra vecchie e nuove povertà”. L’ultimo appuntamento è previsto venerdì 15 giugno alle 20.30 presso la sede di Gemona del Centro Servizi Volontariato. La serata, organizzata dall’Associazione Culturale Pense e Maravee e da A.V.U.L.S.S, è volta a presentare l’iniziativa “La Banca del Tempo” a tutte le persone interessate a dedicare parte del loro tempo e delle loro competenze al servizio della comunità. Durante l’intera manifestazione verranno raccolti fondi da destinare al Progetto “Casa Speranza Campina”, una casa-famiglia per bambini abbandonati in Romania.
Alcune informazioni sull’incontro con Palden Gyatso in programma venerdì 18 maggio alle 20.30 presso il Centro Parrocchiale Salcons… Forte, potente, questa è la sconvolgente testimonianza di Palden Gyatso, un monaco buddista tibetano la cui esistenza ha improvvisamente imboccato una drammatica svolta dopo l’occupazione cinese del Tibet, e che dopo incredibili sofferenze – fisiche e morali – ha voluto diffondere una pesantissima denuncia: quella delle atrocità commesse dai cinesi dopo aver occupato il Tibet. Nato nel 1933, nel 1950, al momento dell’invasione del Tibet, Palden Gyatso è già ordinato monaco buddhista e studia nel prestigioso monastero di Drepung. Il suo calvario inizia nel 1959 quando viene arrestato una prima volta per aver partecipato ad una manifestazione nonviolenta in favore dell’indipendenza dl Tibet. Ammanettato, interrogato e bastonato, viene giudicato “reazionario” ed incarcerato per sette anni. Una volta liberato torna a Drepung, ma poco dopo, nel 1967, il monastero è raso al suolo e i monaci, compreso lui, condannati ai lavori forzati. Palden Gyatso tenta la fuga, ma catturato ad un chilometro dalla salvezza – il confine con il Bhutan – è sottoposto a sevizie terribili, al supplizio della fame e costretto ad assistere ad intollerabili sedute di rieducazione. Viene scarcerato la mattina del 25 agosto 1992, dopo 33 anni di prigionia. Appena gli è possibile, Palden Gyatso fugge in India e si ricongiunge con la comunità tibetana esule a Dharamsala. Da allora, anche incoraggiato dal XIV Dalai Lama, inizia a divulgare la sua spaventosa esperienza, rivelando agli occhi del mondo tutta l’agghiacciante portata dell’occupazione cinese. Palden Gyatso viaggia molto in Europa e negli Stati Uniti con Amnesty International e con le organizzazioni che sostengono il Tibet. Nel 1995 testimonia davanti alla Commissione delle Nazioni Unite per i Diritti Umani a Ginevra. Con la sua forte testimonianza ci lascia questo messaggio: “Io sono molto grato ad A.I., ed in particolare alla Sezione Italiana, perché è grazie a voi che io sono ancora vivo. Voi proseguite l’opera di Cristo e di Buddha, perché lottate per liberare gli altri dalla sofferenza. (…). Ora io sto bene, ma non posso fare a meno di pensare, ogni volta che mangio, a tutti i miei compagni che sono ancora in carcere e che non hanno da mangiare a sufficienza, e mi viene sempre da piangere quando penso che devono ancora subire i maltrattamento e la tortura che vi ho descritto. Quindi vi prego di non abbandonare queste persone che hanno molto bisogno del vostro aiuto.” La vicenda di Palden Gyatso è comune a quella di migliaia di altri detenuti che in Tibet o in Cina hanno vissuto o vivono ora, in questo stesso momento, la medesima esperienza.
