TARVISIO: Zanitzer, un calciatore sugli sci

A Tarvisio non ci sono mezze misure: o diventi sciatore oppure calciatore. E così da un parte troviamo Giampaolo Rupil. Gabriella Paruzzi, Roberto Cecon, Andrea Cecon, Alessia Pittin, Silvia Rupil; dall’altra Maurizio Ganz ma anche Roberto Marta, trentun anni, cresciuto nel Milan e poi, salvo una parentesi di due anni con la Lucchese in serie B, onesto mestierante in C1 con, fra gli altri, Empoli, Ternana, Ascoli e, ultimamente, Vis Pesaro. C’è chi però, ad un certo punto della sua giovane vita sportiva, si è trovato ad un bivio: calcio o sci? Ed ha scelto quest’ultimo. Lui è Gianluca Zanitzer, coetaneo di Marta, talentuoso regista di centrocampo (alla Rui Costa) e ottimo maestro di sci, tant’è che da questa stagione allenerà la nazionale “C” della Svizzera. Tre lustri fa il nome di Zanitzer circolava molto più negli ambienti calcistici che in quelli della neve. Di lui si diceva che vedeva il gioco come pochi, che tecnicamente era ottimo, che teneva sempre la testa alta; insomma, un possibile crack. “Ah si, dicevano così?- si schernisce- In effetti ho effettuato alcuni provini con squadre importanti. Ricordo un test con la Sampdoria alla presenza del tecnico di allora, Marcello Lippi, ma anche uno con il Bologna. Quest’ultimo andò bene, ma ormai avevo un anno di troppo rispetto alle esigenze dei felsinei. Comunque non so se avrei potuto andare molto avanti, mi mancava la grinta, quella che invece non fa difetto a Marta”. Sarà, ma la grinta si poteva anche trovare strada facendo, trovando gli allenatori capaci di sfruttare fino in fondo le capacità dei ragazzi. In ogni caso, ad un certo punto, Zanitzer decide di scegliere lo sci. “Perché l’ho fatto? Perché i miei amici erano quasi tutti sciatori. Premetto che, agonisticamente parlando, non sono mai stato un fenomeno, anzi. Però l’atmosfera di quell’ambiente mi piaceva da morire”. Gianluca ha cominciato a sciare all’età di 5 anni, guidato da papà Adalberto: “Mi dicevano che ero più adatto per il fondo perché avevo molta resistenza ed in effetti ho vinto anche un titolo regionale di mezzofondo. Ma a me piaceva la discesa”.
La passione cresceva sempre di più e con essa la voglia di diventare maestro di sci: “Il pallino ce l’ho sempre avuto. Mi è sempre piaciuta l’idea di essere l’ultimo a scendere sulla pista con gli sci sulle spalle. Così, a 21 anni, sono diventato maestro”. La palestra dello Sci Cai Monte Lussari si è rivelata, al solito, importantissima. Zanitzer ha cominciato collaborando con gli allenatori Tschurwald e Vicario, poi, dopo altre esperienze (compreso un anno in Spagna), il ritorno a Tarvisio, questa volta con un ruolo di primo piano.
Gianluca prende in mano il settore femminile e qui trova una ragazzina che necessita di qualcuno in grado di farla crescere, dal punto di vista sportivo e umano. Lei è Alessia Pittin. “Quando abbiamo cominciato a lavorare assieme, era quarantesima in Italia nella sua categoria. Qualche anno dopo vincerà medaglie d’oro ai Campionati Italiani Aspiranti e ora è in Nazionale C. Oltre ad Alessia sono però uscite anche altre ragazze interessanti, a partire da Daniela Nodale”. La crescita di Zanitzer segue di pari passo quella della sua allieva: nel ’97-’98 entrano assieme nella squadra regionale di Comitato, nel 2001-2002 approdano in azzurro. “Il mio sogno? OIimpiadi di Torino 2006: Alessia in gara e io a bordo pista. Sarebbe il giusto coronamento di un lavoro cominciato undici anni prima”. Le strade dei due si separano, per la prima volta, all’inizio della scorsa stagione. La Pittin resta in Nazionale C, Zanitzer approda alla B. “Un bel trauma, soprattutto per lei, anche se comunque ci incontravamo spesso durante le gare Fis e di Coppa Europa. Era difficile, però, capire come comportarsi, perché si rischiava di invadere il territorio altrui”. La stagione 2001-2002 è stata tutto sommato positiva per Gianluca, capace di instaurare ottimi rapporti con le ragazze. Qualche problema in più invece si è avuto con alcuni tecnici, in particolare con il responsabile della “C” Bieler (“Una persona che non stimo per nulla” dice Zanitzer) tant’è che, a fine stagione, la riconferma non c’è stata. Ma ormai il valore e la bravura del tecnico tarvisiano sono consolidati e così è arrivata una chiamata dalla Svizzera: “Ci ho pensato parecchio prima di accettare. C’erano delle possibilità di entrare nella squadra nazionale maschile o in quella di Comitato regionale, ma poi mi sono deciso. Sarà una bella esperienza, anche se dovrò mettermi sotto per imparare il tedesco e il francese”. E il calcio? La passione è passione e allora Gianluca continua a calcare i terreni di gioco del Campionato Carnico, in queste ultime stagioni con il Malborghetto. Domenica scorsa ha rinviato di qualche ora la partenza per il primo raduno proprio per disputare una partita. E ora vaglielo a spiegare agli svizzeri che cos’è il Carnico! (di Bruno Tavosanis, da Il Friuli)