TARVISIO: Monitoraggio dell’ozono da parte di Legambiente

Nella campagna realizzata questa estate da Legambiente in occasione dell’Anno internazionale delle montagne è stato realizzato, fra luglio ed agosto per sei settimane, anche un monitoraggio dell’ozono troposferico, con misurazioni realizzate in quattro diversi siti, fra cui il Canal del Ferro e la Val Canale, suddivisi in tre diversi “stazioni” ad altitudini diverse. Per la valle del Fella i punti erano situati nei pressi di Dogna, a 400 m. circa, ai margini dell’abitato di Tarvisio, a 800 m. circa, e sul passo Raibl, a 1200 m. di altitudine.

Il monitoraggio è stato realizzato da volontari, utilizzando campionatori passivi sviluppati presso l’Istituto Tecnico Federale svizzero, con una procedura riconosciuta ed i risultati assumono carattere scientifico, pur non avendo caratteristiche di continuità che esulavano dal progetto.

La scelta di monitorare l’ozono troposferico è stata motivata dall’intenzione di verificare la qualità dell’aria anche a distanza dalle grandi aree urbane della pianura padana, nelle quali già esistono sistemi di controllo e vengono prese alcune misure di prevenzione e di emergenza.

L’ozono a bassa quota (troposferico) è un inquinante secondario, prodotto dall’uomo, frutto di una catena di reazioni fotochimiche che partono dagli ossidi di azoto (prodotti soprattutto dai veicoli) e da composti organici volatili (idrocarburi incombusti provenienti da veicoli, industrie ecc). Mentre nelle aree urbane una parte dell’ozono così prodotto viene neutralizzato dagli stessi reagenti, nelle aree rurali e montane nelle quali viene trasportato dal vento non incontra reagenti e può assumere forti concentrazioni.

I rischi correlati alla presenza dell’ozono, oltre certe soglie, possono riguardare sia le persone (dall’irritazione agli occhi sino a danni ai tessuti polmonari) che gli organismi vegetali (dalla necrosi delle foglie fino all’alterazione dei processi della fotosintesi).

Esiste una direttiva CEE, 92/72, che fissa i limiti di tossicità: 65 microgrammi/metro cubo per i vegetali e 110 micorgrammi/metro cubo per la salute umana. Un’altra direttiva, 01/81, chiede agli Stati membri di ridurre di 2/3 entro il 2010 le concentrazioni nelle aree che superano le soglie. La prima è stata recepita dall’Italia, per la seconda non vi sono ancora indicazioni.

In generale il monitoraggio svolto in Piemonte, Lombardia, Sud Tirolo e Friuli, ha verificato che le soglie sono state superate ovunque, in particolare alle quote più alte, e con particolare riferimento ai limiti per le specie vegetali. Ma anche per quanto riguarda la salute umana le soglie sono state superate più volte (in Piemonte e Sud Tirolo), rendendo meno credibile la classica ricerca di aria pura in montagna.

I dati rilevati nella valle del Fella sono solo parzialmente più rassicuranti: se le soglie di rischio per la salute umana non sono mai state superate ed anzi le rilevazioni sulle quote basse ed intermedie sono le più contenute delle quattro “stazioni” di rilevamento, invece anche qui le soglie riferite ai vegetali sono state raggiunte e superate nella “stazione” del passo Raibl, 1.200 metri di altitudine, in due settimane su sei.

“I dati raccolti – informa Elia Mioni della segreteria regionale di Legambiente – verranno prossimamente inviati alle autorità politicoammininistrative tecniche competenti (Regione, Comune, Arpa, Asl) per contribuire all’indirizzo delle scelte di monitoraggio ambientale di scala regionale. Infatti queste particolari misurazioni ci risultano effettuate solo nelle aree urbane e dalla rete di rilevamento forestale, anche se nuove centraline dovrebbero entrare in funzione a breve e vi sono due stazioni mobili che possono intervenire sul territorio.”

“Va infine considerato che, nella particolare situazione della Val Canale e del Canal del Ferro, altrettanta considerazione dovrebbe essere data al monitoraggio degli altri inquinanti prodotti dal crescente traffico autostradale di transito che non ci risulta siano mai stati monitorati.
Ciò nonostante le cifre – soprattutto se messe in relazione con l’esistenza di una moderna linea ferroviaria – ci dicano che a Tarvisio i soli camion transitati sono passati dai 190mila del 1984 ai 1.050mila del 2000, con un aumento di circa 5 volte delle quantità trasportate su strada.
E se Tarvisio ha visto aumentare il suo peso rispetto al Brennero nel traffico con l’Austria (nel 1984 74% al Brennero e 26% a Tarvisio, nel 2000 63% al Brennero e 37% a Tarvisio), ciò è avvenuto principalmente su strada, passando dal 47% del1984 al 76% del 2000.

“Motivo questo – conclude Mioni – che ci fa ritenere importante l’avvio di una sistematica raccolta di dati, di cui questa nostra campagna sull’ozono è un testimone, di verifica della qualità dell’aria e del rumore affinché ci sia conoscenza e consapevolezza dei costi sociali ed ambientali e dell’impatto locale del trasporto su gomma attraverso le Alpi. Per parte sua Legambiente verificherà la possibilità di continuare già quest’anno la propria campagna sul tema (Mal’aria) nel tarvisiano”.