CARNIA: Per la Coldiretti il latte carnico deve essere pagato di più

“Il latte prodotto dai nostri allevatori della Carnia è di grande qualità ma il prezzo che viene riconosciuto dai caseifici montani non è all’altezza del prodotto conferito. Occorre che la cooperazione, razionalizzando ulteriormente la gestione, immaginando anche alleanze e collaborazioni in rete, faccia uno sforzo ulteriore”. Lo ha detto il presidente provinciale di Coldiretti Roberto Rigonat nel corso della consulta della zona della Carnia evidenziando come il latte dovrebbe essere pagato almeno 50 centesimi di euro il litro, anche ottimizzando la rete di raccolta latte e migliorando le rese. Era stato il presidente di zona della Coldiretti della Carnia, Gian Pietro Tomat, ad evidenziare come generalmente il prezzo del latte pagato ai conferitori in Carnia sia insufficiente sia per la qualità del prodotto sia per i costi di produzione, più alti che in pianura. Rigonat ha però anche evidenziato che accanto ad una necessaria riqualificazione del caseifici cooperativi occorre anche una coerente ed attenta promozione dei prodotti lattiero caseari dell’area montana, affinché siano riconosciuti come prodotti di qualità dai consumatori e quindi giustamente remunerati.

Fra gli argomenti all’ordine del giorno anche il piano di rinnovamento del patrimonio bovino montano, piano coordinato dall’Ara, associazione regionale allevatori, “che va ulteriormente sostenuto dalla Regione”, come ha evidenziato lo stesso Rigonat, e la necessità di ridurre il peso burocratico alle aziende.

Sul versante della burocrazia è intervenuto il direttore della Coldiretti Mauro Donda che, evidenziato che si continuano ad introdurre lacci e laccioli, ha in particolare puntato il dito sul registro (obbligatorio) relativo alle misure E ed F del Piano di Sviluppo agroambientale ed ha evidenziato come per alcune aziende i costi per la tenuta del registro rischino di essere eccessivi rispetto ai contributi che riceve. “Se proprio non si può abolire il registro – ha detto Tomat – almeno ci riconoscano i costi per la sua tenuta”. Fra i presenti anche il presidente dell’Ara Graziano Zanello, che ha illustrato il piano di rigenerazione del patrimonio bovino nell’area montana.